
Per prima cosa spieghiamo cos’è il Cloud computing e a cosa serve.
Wikipedia così definisce il Cloud computing: “Il cloud computing (in italiano nuvola informatica) indica, in informatica, un paradigma di erogazione di servizi offerti su richiesta da un fornitore a un cliente finale attraverso la rete internet (come l’archiviazione, l’elaborazione o la trasmissione dati), a partire da un insieme di risorse preesistenti, configurabili e disponibili in remoto sotto forma di architettura distribuita.”
Chiaro vero? Difficile da decifrare e quindi provo ad essere più chiaro. Il Cloud è spazio di archiviazione online, accessibile (via rete internet) sul sito del fornitore del servizio.
Sicuramente avrete sentito parlare di Dropbox, OneDrive, iCloud, Google Drive.
Ognuno di questi fornitori di “spazio in cloud” vi mette a disposizione sui propri server una o più cartelle su cui potere memorizzare foto, video e file. I dati sul Cloud sono accessibili solo per chi lo logga con le credenziali giuste e sono visibili da qualunque dispositivo (cellulare, computer, tablet) in grado di usare un browser e sono automaticamente sincronizzati su tutti i dispositivi, ovvero se aggiungete o modificate un file lo trovate aggiornato dappertutto.
È gratis?
Solo in parte. Ognuno dei fornitori di Cloud computing vi assegna gratuitamente uno spazio (da 1 a 5 giga), oltre occorre pagare. I costi sono abbastanza contenuti (ad esempio per OneDrive: 2€ al mese per 100 giga, 7€ al mese per 1000 giga). Nulla vi vieta di avere più di un fornitore di Cloud computing, dividendo i vostri dati su piattaforme diverse.
Per cosa si usa il Cloud computing?
Sono due gli usi principali:
- per avere gli stessi dati su dispositivi diversi (notebook, computer fissi, tablet) o su computer con sistemi operativi diversi;
- per avere una “copia di sicurezza” dei nostri importanti dati.
Il Cloud computing è sicuro?
Si ma non troppo. Il consiglio che si dà a tutti è di non tenere sul Cloud file importanti e/o personali (documenti riservati, file di password, informazioni sui propri conti bancari, ecc.). La mia opinione è che la sicurezza/riservatezza dipenda soprattutto dalla robustezza della password di accesso (vi invito a leggere l’articolo sull’argomento). Una password di 15 caratteri, con maiuscole, minuscole, numeri, caratteri speciali, è praticamente inviolabile a meno che voi non diate una mano salvando sul browser le password di accesso (comodo ma molto insicuro).
Tutto chiaro?
Se non lo è, contattatemi senza problema!